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Le nostre prime recensioni

di Maria Beatrice Callari III A, SSIG

Al via la nuova stagione del teatro "Biondo" e anche quest’anno la nostra Scuola ha aderito con entusiasmo, rappresentata da un gruppo di alunni di varie classi, dalla prima della SSIG al primo liceo. Alcuni di noi non avevano mai messo piede in un teatro e, quindi, grande emozione nei palchi, accompagnati dalla nostra docente Eleonora Iannelli.
Ad aprire il cartellone è stato lo spettacolo "Gli Invisibili", in prima assoluta, produzione dello stesso teatro, per la regia del francese Aurélien Bory, di fama internazionale. Un’idea molto originale, che "nasce dall’infatuazione per la città di Palermo", come ha sottolineato il regista: niente dialoghi, ma coreografie, varie trovate sceniche e qualche brevissimo monologo. Tutto ruota attorno alla riproduzione del celebre affresco "lI trionfo della morte", che si trova esposto al museo "Abatellis". Si parla degli "invisibili" di Palermo, ma attraverso delle sequenze simboliche: i poveri, gli emarginati, i migranti, la devozione a Santa Rosalia...
Colpisce, a un certo punto, l’entrata in scena di un gommone, che chiaramente rievoca il dramma dei viaggi della speranza nel Mediterraneo, che spesso purtroppo si trasformano in viaggi della morte.
Il secondo spettacolo che c’è stato proposto è di un genere diverso, più classico, "Clitennestra", ma con una rivisitazione contemporanea a cura del regista Roberto Andò, che prende spunto dal romanzo di Colm Toibín "La casa dei nomi", prodotto dal Teatro di Napoli. A giugno scorso aveva debuttato in prima assoluta a Pompei, nel teatro grande del meraviglioso sito archeologico.
Andò ha messo in scena una delle storie più struggenti e inquietanti dell’epica e dell’antica tragedia greca. Clitennestra è la donna straziata dal dolore, che, per vendicare il sacrificio agli dei della figlia Ifigenia voluto dal marito, il potente re di Micene, Agamenone, per propiziarsi la partenza verso Troia, lo tradisce e, con l’amante Egisto, lo uccide al suo ritorno. Ma lei stessa sarà, a sua volta, destinata ad essere uccisa dal figlio Oreste che vorrà vendicare il padre Agamennone.
Il regista, attraverso una serie di flashback e un intreccio particolare, ricostruisce la famosa tragedia, incentrando tutto sull’immenso dolore della madre e sul sacrificio della figlia. Ifigenia ha capito tutto, cerca di ribellarsi, ma, dopo aver sentito il punto di vista del padre, che agli affetti familiari deve anteporre la ragion di Stato, si trasforma: da ragazzina sconvolta e terrorizzata, diventa una grande donna, pronta a sacrificarsi per il suo popolo. E pronuncia queste parole: "Non verrai ricordato tu per avermi uccisa, ma io per il mio sacrificio". Questa frase mi ha colpito molto perché rappresenta la forza e il coraggio della giovane.
Bravissimi gli attori, soprattutto la protagonista Clitennestra, intrepretata da Isabella Ragonese. Andò ha portato in scena le ombre e i fantasmi che si agitano nella testa della donna madre, moglie, amante e omicida, che fa del desiderio di vendetta l’unica dolorosa ragione di vita. Il regista ha deciso di farci conoscere Clitennestra sotto una luce diversa, più umana, non come un’assassina feroce, ma come una madre pronta a giustiziare il marito per vendicare la figlia strappatale.
Lo spettacolo, con tutta la sua forte carica di dolore, vendetta e giustizia, è piaciuto molto al pubblico e anche a noi ragazzi. Davvero toccante e commovente.